Mario Draghi, ex presidente della BCE e del Consiglio italiano, lancia un appello urgente all’Unione Europea: “siamo già in modalità crisi”, ha dichiarato durante la presentazione del suo rapporto sulla competitività europea a Bruxelles, affiancato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Il documento, composto da due parti – un riassunto di sessanta pagine e un’analisi dettagliata di oltre 300 pagine – invita l’Europa a intraprendere una trasformazione radicale per affrontare le sfide attuali e future.
Secondo Draghi, l’Europa non può più permettersi di procrastinare le decisioni cruciali. La mancanza di azione ha finora portato solo a una crescita lenta e a un indebolimento del consenso politico, mentre il vero rischio è il sacrificio del benessere, dell’ambiente e delle libertà. “Dobbiamo garantire che le nostre istituzioni democratiche siano al centro di questi dibattiti”, ha sottolineato, evidenziando che ogni riforma deve godere del pieno supporto democratico per essere sostenibile.
Draghi ha messo in guardia: se l’Unione Europea non riuscirà a diventare più produttiva, sarà costretta a ridimensionare le proprie ambizioni, che comprendono la leadership tecnologica, la responsabilità climatica e l’indipendenza geopolitica. Questo, avverte, rappresenta una “sfida esistenziale” per l’Europa, che rischia di perdere la sua ragion d’essere se non riuscirà a garantire prosperità, equità, libertà e pace in un ambiente sostenibile.
Unione e cooperazione: le chiavi per il futuro
Per affrontare queste sfide, Draghi propone una nuova visione di cooperazione all’interno dell’Unione. Superare le barriere legislative e armonizzare le politiche tra gli Stati membri sarà essenziale per avanzare. “Non possiamo permetterci di restare fermi”, ha avvertito, ricordando che le sfide globali sono sempre più grandi rispetto alle capacità individuali degli Stati membri.
Le riforme proposte nel rapporto puntano a risultati concreti e rapidi. Draghi ha sottolineato che l’Europa dovrà affrontare investimenti senza precedenti, specialmente in un contesto di declino demografico: entro il 2040, la forza lavoro diminuirà di 2 milioni di persone all’anno. La crescita economica non potrà più dipendere dall’aumento della popolazione, ma dovrà essere trainata dalla produttività.
Investimenti strategici e innovazione
Il rapporto evidenzia la necessità di aumentare gli investimenti in settori chiave come la digitalizzazione, la decarbonizzazione e la difesa. Draghi ha citato la necessità di riportare gli investimenti pubblici ai livelli degli anni ’60 e ’70, con un incremento di 5 punti percentuali del PIL. La sfida sarà trovare le risorse per finanziare queste trasformazioni senza mettere a rischio il modello sociale europeo.
Il quadro regolamentare attuale è un ostacolo per le imprese innovative, ha spiegato Draghi, ricordando che molte startup europee si trasferiscono negli Stati Uniti per crescere. Le normative europee, spesso incoerenti e restrittive, limitano la capacità delle aziende di innovare e commercializzare nuovi prodotti. Di conseguenza, il continente perde terreno rispetto ai principali concorrenti globali, specialmente nel settore tecnologico.
Finanziamenti comuni e safe assets
Draghi ha anche proposto l’adozione di strumenti finanziari congiunti, come i “safe asset” europei, per sostenere i beni collettivi fondamentali, in particolare l’innovazione e la difesa. Senza un’azione coordinata tra settore pubblico e privato, sarà impossibile finanziare adeguatamente le necessità di investimento dell’Unione nei prossimi decenni. Ha poi evidenziato come la crescita della produttività sarà essenziale per garantire lo spazio fiscale necessario per tali investimenti.
L’allarme lanciato da Draghi mette l’Europa di fronte a un bivio: o intraprende un percorso di riforme radicali, aumentando la propria produttività e consolidando la cooperazione interna, oppure rischia di precipitare in una “lenta agonia”. La posta in gioco non è solo la competitività economica, ma il futuro stesso dei valori e delle libertà che definiscono l’identità dell’Unione.