Manifestazione degli studenti a Bologna: accuse alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Valditara e Bernini, e duri attacchi contro la Nato e Confindustria. Un flash mob richiama l’attenzione su patriarcato e violenza di genere.
BOLOGNA – Oggi, nel cuore della città, un corteo studentesco ha visto momenti di tensione e forti dichiarazioni contro il governo e le sue politiche. Durante la manifestazione, le immagini della premier Giorgia Meloni e dei ministri Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini sono state imbrattate con vernice rossa, simbolo che, secondo i manifestanti, denuncia “mani sporche di sangue”. Le accuse si concentrano su due fronti principali: le spese militari e il sistema dell’alternanza scuola-lavoro, che gli studenti vogliono abolire in memoria delle vittime di incidenti sul lavoro come Lorenzo, Giuseppe e Giuliano.
Le critiche si sono estese anche ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, accusati di complicità nel sistema attuale. La protesta è culminata davanti alla Camera del Lavoro in via Marconi, dove sono stati lanciati slogan e vernice contro le immagini dei rappresentanti governativi. Non lontano, in via Marconi, uova sono state scagliate contro una filiale di Intesa Sanpaolo, con riferimento al conflitto in Palestina.
Simboli bruciati: attacco a Nato e Confindustria
Il corteo ha espresso il suo dissenso nei confronti della Nato, bruciando un’immagine raffigurante il simbolo dell’organizzazione atlantica. “Fuori l’Italia dalla Nato, fuori la Nato dall’Italia” è stato il grido ripetuto dagli studenti al megafono, mentre un fumogeno trasformava in cenere il logo dell’alleanza. Stessa sorte è toccata al simbolo di Confindustria, accompagnato dalla scritta “Riforma scuola azienda”.
Flash mob contro il patriarcato e la violenza sulle donne
Un momento di forte impatto è stato il flash mob inscenato in via Indipendenza, dove un gruppo di studentesse si è spogliato, rimanendo in biancheria intima, per sollevare cartelli con la scritta “Disarmiamo il patriarcato”. L’azione richiama la protesta di una studentessa iraniana contro l’obbligo del velo e denuncia le violenze di genere, ricordando casi recenti come quello di Giulia Cecchettin. Le manifestanti hanno anche criticato la presenza dei movimenti pro-vita nei consultori, rivendicando la libertà di scelta sull’aborto.
La manifestazione di Bologna si inserisce in un contesto di crescente malcontento studentesco, mettendo in luce le richieste di cambiamento su temi centrali come istruzione, diritti, e politiche sociali.