Separiamo il contesto internazionale da quello europeo: il G7 ci offre alcune prospettive politiche che dovranno essere attuate dalle decisioni politiche dei vari paesi, con tempistiche piuttosto dilatate. Queste prospettive saranno influenzate dalle elezioni politiche in Francia, nel Regno Unito e dalle presidenziali americane. Solo dopo questi eventi sarà possibile comprendere quale impatto politico avrà avuto il G7. È importante ricordare che queste riunioni hanno prevalentemente scopi orientativi e raramente operativi (un’eccezione potrebbe essere rappresentata dai fondi russi depositati in Occidente). Il successo o meno di tali incontri dipende dal consenso raggiunto tra gli stati partecipanti. In questo senso, l’incontro di Borgo Egnazia è stato un successo per Giorgia Meloni, significativamente diverso e più tangibile rispetto a quanto descritto dal suo interprete e sostenitore Fazzolari.
La scena europea
La sfida europea è iniziata ieri. Le dichiarazioni programmatiche di Meloni sono volutamente vaghe e apparentemente contraddittorie, sebbene legate da un unico tema centrale: il riconoscimento del ruolo dell’Italia. In pratica, quale sarà il ruolo del commissario italiano? Sarà soddisfacente se risponderà all’ambizione istituzionale della premier, che dimostra una notevole flessibilità nel negoziare con abilità le soluzioni. Il ruolo del commissario italiano rivelerà la posizione del partito conservatore italiano rispetto alla maggioranza di governo europea: saranno con, fuori o contro?
Le tensioni interne
Sul fronte interno, stiamo affrontando una situazione critica caratterizzata da tensioni anomale all’interno della Lega, tanto da portare a un’aggressione violenta di un parlamentare di minoranza che si era avvicinato al ministro Roberto Calderoli con una bandiera italiana. La reazione della Lega è stata inaccettabile, non tanto per l’aggressione in sé, quanto per il nervosismo patologico mostrato di fronte al simbolo nazionale.
Temi cruciali: premierato e autonomia differenziata
I due temi caldi, il premierato e l’autonomia differenziata, segnano le differenze. I problemi in arrivo sono alla Camera dei deputati – con l’autonomia rafforzata di Lombardia e Veneto (sembra che l’Emilia-Romagna abbia rinunciato) – e al Senato, con la riforma costituzionale del premierato. Questi temi erano definiti nell’accordo di coalizione, con la Lega che spinge per il primo e Fratelli d’Italia per il secondo. Negli ultimi giorni, si è manifestata una certa dissonanza nei due fronti. Alla Camera, il capogruppo Foti ha dovuto confrontarsi con le resistenze interne a Forza Italia (e, in misura maggiore, all’interno di Fratelli d’Italia) riguardo l’introduzione di un regime differenziato a favore delle regioni ricche. Nel frattempo, al Senato, è emersa una crescente freddezza della Lega rispetto al premierato.
Possibili soluzioni e compromessi
In questi giorni, la questione potrebbe risolversi. Tuttavia, è chiaro che l’introduzione dell’autonomia differenziata è il primo passo verso la balcanizzazione dell’Italia, creando un’area del Paese, a guida leghista, privilegiata rispetto al resto. Chi crede che l’introduzione delle prestazioni minime garantite nelle zone svantaggiate sia sufficiente, è fuori strada, poiché tali prestazioni dipendono da trasferimenti di risorse statali, di cui non vi è alcuna certezza.
Il compromesso tra le due riforme potrebbe consistere nel rimettere mano alla legge elettorale, introducendo il doppio turno. La trattativa tra Lega e Fratelli d’Italia appare sempre più difficile, nonostante l’opposizione stia facendo di tutto per agevolarne la conclusione. La lotta contro il premierato potrebbe risultare perdente in Parlamento, ma potrebbe invece favorire un’intesa basata sull’introduzione del doppio turno e alcune garanzie in materia di legge elettorale.
Considerazioni finali
Per raggiungere accordi e compromessi, bisogna essere in due. In questo momento, potrebbe sembrare più utile lasciare la maggioranza di fronte alle proprie contraddizioni e attendere i referendum. È in questo contesto che Elly Schlein sembra non avere una politica efficace. La situazione è complessa e le soluzioni sono difficili.