Il noto boss del clan dei casalesi, Francesco Schiavone, soprannominato “Sandokan” per la sua somiglianza con il famoso pirata televisivo, ha sorpreso tutti collaborando con la giustizia dopo 26 anni di detenzione. Questo fatto è stato confermato dalle autorità competenti e dal trasferimento dei suoi familiari nel programma di protezione per i parenti dei collaboratori di giustizia.
Schiavone, detenuto in regime di carcere duro, ha deciso di cooperare dopo un lungo periodo di contatti con la Dda, aprendo la possibilità agli inquirenti di accedere a informazioni cruciali sul clan dei casalesi e risolvere casi irrisolti fino ad ora. Il suo ruolo all’interno della cosca, insieme ad altri capi carismatici, come Antonio Iovine, Francesco Bidognetti e Michele Zagaria, suggerisce che le informazioni che potrebbe rivelare sono di grande importanza.L’arresto di Schiavone risale al luglio 1998, quando è stato trovato in un bunker a Casal di Principe insieme alla sua famiglia. Da allora ha scontato numerose condanne in regime di massima sicurezza, ma il suo presunto pentimento era stato soltanto oggetto di voci fino ad ora.
La sua decisione di collaborare giunge dopo quella dei suoi figli Nicola e Walter, avvenute rispettivamente nel 2018 e nel 2021.Questo gesto potrebbe segnare un importante cambiamento nel panorama criminale della regione e portare alla luce dettagli cruciali sulla struttura e le attività del clan dei casalesi. La collaborazione di Schiavone, unita a quella di altri membri della cosca negli anni passati, indica un indebolimento delle fondamenta di questa organizzazione criminale, offrendo speranza per un futuro più sicuro nella regione.