Nella calda giornata estiva romana, gli ombrelloni non si sono schiusi all’orario canonico, ma con due ore di ritardo. La protesta dei balneari riguardava la mancata risposta da parte del governo alla richiesta di un intervento normativo sul delicato tema delle concessioni, una questione spinosa che da tempo tiene in scacco la categoria.
La mobilitazione, promossa principalmente da Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti, ha trovato però resistenze da parte di altre sigle come Assobalneari, Federbalneari e Cna, che hanno definito l’azione come un “iniziativa spot”. Mentre alcuni balneari hanno aderito alla protesta, altri si sono dissociati, sostenendo che la via del dialogo e della collaborazione con il governo sia più efficace.
La divisione tra i balneari è evidente, con posizioni contrastanti sullo sciopero e sulle modalità di reazione al rinvio delle decisioni riguardanti le concessioni. Mentre alcuni ritengono che sia necessario alzare la voce e agire con determinazione, altri preferiscono mantenere un atteggiamento più conciliante e orientato al dialogo.
Il nodo della questione rimane la procedura di infrazione europea che incombe sull’Italia, accusata di non aver avviato le gare per le concessioni entro i termini previsti dalla direttiva Bolkestein. Un tema spinoso che potrebbe portare a contenziosi legali con l’Unione Europea se non risolto tempestivamente.
In questo contesto di tensioni e divergenze, i balneari cercano una via d’uscita che possa soddisfare le esigenze di tutela del settore e garantire la competitività delle attività balneari italiane. Il confronto con le istituzioni e con l’Europa si fa sempre più urgente, mentre la categoria si interroga sulle prospettive future e sulle possibili soluzioni alla complessa questione delle concessioni.