Vittima delle torture di Almasri denuncia il Governo: un caso che scuote l’Italia


Roma – In un gesto che segna un punto cruciale nella lotta per i diritti umani e la giustizia, Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture inflitte dal comandante della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri, ha presentato una denuncia alla procura di Roma nei confronti del Governo italiano. Accusando i membri chiave del governo, tra cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e la premier Giorgia Meloni, il denunciante ha parlato di “favoreggiamento” e di una serie di condotte che avrebbero consentito al torturatore libico di sfuggire alla giustizia.

Nella denuncia, che sarà esaminata a breve dai magistrati di piazzale Clodio, viene sottolineato come “l’inerzia” da parte delle autorità italiane abbia ostacolato il processo contro Almasri. Biel Ruei lamenta che il ministro Nordio avrebbe dovuto attivarsi per la custodia cautelare del ricercato dalla Corte penale internazionale, mentre il decreto di espulsione firmato da Piantedosi e il successivo volo di Stato per rimpatriarlo in Libia hanno permesso al torturatore di tornare nel suo Paese d’origine senza scontare le sue colpe.

Questa denuncia riaccende i riflettori su un episodio che ha scosso la coscienza collettiva, sollevando interrogativi sulla condotta del Governo italiano in materia di diritti umani. Il legale di Biel Ruei ha prodotto un documento ufficiale della Corte penale internazionale datato 22 gennaio 2025, secondo cui le autorità italiane erano già state informate del mandato di arresto nei confronti di Almasri. In questo comunicato si fa riferimento anche a una richiesta formulata dall’Italia di mantenere discrezione sull’arresto, dando l’impressione di una consapevolezza e un coinvolgimento diretto nell’accaduto.

Il caso ha suscitato l’attenzione delle opposizioni, che hanno avviato una mobilitazione unitaria per chiedere chiarimenti in Parlamento. Nonostante le promesse di un’informativa sull’argomento, il silenzio del Governo ha alimentato il malcontento tra le forze politiche di opposizione, tra cui M5S, PD, Avs, Azione, Italia Viva e +Europa. Questi partiti hanno chiesto che sia la premier Meloni ad affrontare l’Aula e a dare risposte esaustive su un caso che rischia di gettare un’ombra sulla reputazione internazionale dell’Italia in materia di diritti umani.

La capogruppo dem Chiara Braga ha dichiarato: “Non siamo disponibili a riprendere i lavori se non ci sarà una risposta adeguata dal governo”. Le opposizioni temono una possibile applicazione del segreto di Stato sulla vicenda, che potrebbe oscurare ulteriori sviluppi e responsabilità. La giornata di domani si preannuncia cruciale, con le conferenze dei capigruppo di Camera e Senato pronte a definire i prossimi passaggi della protesta.

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